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La Guerra Civile spagnola è stata certamente tra le più complesse ed intricate vicende del novecento. Il conflitto politico ideologico e militare che si scatenò in terra di Spagna fu la tragica conclusione di una lunga crisi che affondava le sue radici molto in profondità. Il rifiuto della modernità, la diffusa corruzione degli ambienti governativi, l’esasperato oltranzismo delle classi dominanti aveva gettato molto tempo prima il seme della ribellione nei ceti medi e tra i contadini. Solo tra il 1814 ed il 1874 vi furono 37 tentativi di colpo di stato dei quali 12 ebbero successo. La nazione proseguì arrancando, diventando sempre più povera e turbolenta. Dopo la deposizione della regina Isabella nel 1868 e l’improbabile scelta di un monarca straniero, Amedeo di Savoia, figlio di Vittorio Emanuele II re d’Italia, che abdicò due anni dopo nel 1873 dopo aver preso atto dell’incapacità di risollevare il paese dalla profonda crisi politica, viene proclamata la Prima Repubblica. Ma fu di breve durata poiché fu ben presto rovesciata da un intervento militare che restaurò la monarchia ponendo sul trono il figlio di Isabella, Alfonso XII de Borbòn.
Tutto ricominciò come prima, la Chiesa ed latifondisti tornarono più forti che mai e decisamente intenzionati a restare tali. La corruzione politica dilagò incontrollata. I tribunali erano corrotti fino nelle preture di villaggio e nessun pov ero poteva sperare di ottenere giustizia. Allo scoppio della prima guerra mondiale, la Spagna si dichiarò neutrale e questo le consentì un periodo di grande sviluppo. Le esportazioni di prodotti agricoli e materie prime nei paesi belligeranti ed una crescente produzione industriale diedero vita a quello che sembrava essere un vero miracolo economico. Ma quando la guerra terminò, il miracolo evaporò ed i governi europei tornarono al protezionismo. Alla rinascita della speranza aveva fatto seguito la delusione ed il risentimento della popolazione che vedeva la disoccupazione diffondersi a macchia d’olio. In questo clima di profonda depressione economica le tensioni politiche si acuirono e l’ala anarchista dei socialisti los autoritarios, come li chiamavano i loro avversari, si diffuse con grande rapidità insieme ad un imponente movimento operaio e contadino raggruppato in alcune sigle UGT, Union General Trabajatores, CNT Confederaciòn Nacionales Trabajatores, FAI Federaciòn Anarquista Ibèrica, Anarcosindacalista, collocate più o meno a sinistra o a destra del PCE, partito comunista spagnolo, mentre la CONCA, Confederaciòn Nacional Catòlica Agraria, prosperava soprattutto nella Castiglia e Leòn e tra i devoti della regione Basca. In questo complesso e movimentato contesto politico-sociale ed ideologico, caratterizzato da prolungati scioperi e sommosse popolari, con alterne prese di posizione da parte dell’establishment militare, la Spagna degli anni venti si avviava lentamente verso una dittatura militare.
Infatti, nel settembre 1923 il generale Primo de Rivera con un colpo di stato salì al potere appoggiato dall'esercito e dalle classi dominanti: latifondisti ed imprenditori. Il golpe venne approvato e riconosciuto da Re Alfonso XIII che designò Primo Ministro il generale. Primo de Rivera appena salito al potere sospese la costituzione, istituì la legge marziale, impose una rigida censura e bandì tutti i partiti politici, anche se alcuni sopravvissero in clandestinità. Fondò quindi l'Unión Patriótica Española, dando vita ad un sistema monopartitico.
Il Dittatore tentò di ridurre la disoccupazione investendo denaro nelle opere pubbliche, ma le enormi spese causarono una rapida inflazione. Alla fine, perse il sostegno della popolazione e nel gennaio 1930 si ritirò. Morì a Parigi nel 1931. Il 30 gennaio 1930 Alfonso XIII affidò il governo ad un altro generale, Dàmaso Berenguer. L’ostinato ricorso del monarca ai militari ed il fatto che Bereguer avesse lasciato trascorrere un anno intero prima di convocare las Cortes Generales (Organo legislativo Spagnolo) contribuì fortemente ad esasperare la popolazione governata per decreti e con la censura sempre più opprimente. Persino i più accesi monarchici come Josè Sànchez, Niceto Alcalà Zamora e Miguel Mora si dichiararono pubblicamente contrari alla monarchia. Nel gennaio il sovrano, scosso dalle agitazioni e dai continui scioperi proclamati da quasi tutte le categorie, sostituì Berenguer con l’ammiraglio Juan Bautista Aznar ed ordinò nuove elezioni. Questo però consentì ai repubblicani di trasformarle in un vero plebiscito contro la stessa monarchia. La sera del 12 Aprile 1931 cominciarono ad essere diffusi i risultati: i socialisti ed i repubblicani vincevano in quasi tutti i capoluoghi di provincia spagnoli. Alle 06 del mattino del 14 aprile 1931 a Eibar venne proclamata la seconda Repubblica ed Alcalà Zamora venne designato presidente. Come scrisse poco dopo Miguel Mora: la monarchia era evaporata nella coscienza degli spagnoli.
I nuovi governanti dovettero affrontare problemi di eccezionale vastità che affondavano le radici nella stessa società spagnola: la tanto agognata riforma agraria, la pletorica organizzazione delle forze armate che continuava a pesare enormemente sullo stato, i rapporti tra Stato e la Chiesa Cattolica, le annose questioni basche e catalane senza parlare delle grandi carenze del sistema educativo nazionale.
A peggiorare le cose si aggiunsero le conseguenze degli errori economici commessi sotto la dittatura di Primo di Rivera, gli enormi debiti per i progetti di spesa pubblica con il conseguente crollo della pesetas. Parallelamente a queste colossali problematiche di carattere economico e sociale si propagò un pericoloso e violento anticlericalismo che in alcuni casi raggiunse limiti inimmaginabili, come il famoso ballo sull’altare di una chiesa di alcuni anarchici che come dame usarono i cadaveri dissotterrati di monache. Ben presto si diffonde la guerra sociale che trova un vero e proprio detonatore nell’ottobre 1934 con la repressione della rivolta dei minatori nelle Asturie voluta dall’ala reazionaria del governo guidata da Gil Robles. Nel 1936, durante il suo incarico di ministro della Guerra, affidatogli da Alejandro Lerroux, Robles, che capeggiava l’opposizione ufficiale della destra spagnola e che venne eletto al Parlamento a grande maggioranza nel 1935, nominò Francisco Franco Capo di stato Maggiore Generale, la più alta carica dell’esercito; richiamò in servizio attivo il Generale Mola affidandogli il comando della legione in Marocco e promosse a Generale di Brigata Joaquín Fanjul, nominadolo poi Sottosegretario alla Guerra. Robles, configurava così quella che sarebbe stata la leadership militare che guiderà l’insurrezione. E’ in un clima di progressiva rivoluzione sociale, con l’incertezza che paralizzava l’industria e la finanza, con l’occupazione di vaste proprietà in tutta la Spagna da parte di decine di migliaia di braceros senza terra, con l’espropriazione da parte di gruppi di anarchici di centinaia di aziende industriali ed infine con l’assassinio, ad opera di militari socialisti, di Calvo Sotelo leader della destra cattolica, che nel luglio del 1936 Francisco Franco, con il sostegno di molti ufficiali comandanti e la benedizione della Chiesa Cattolica che definirà la guerra “Santa”, dichiara l’Alzamiento: la rivolta armata per rovesciare la Repubblica.
Il carattere eccezionale di questa guerra fu dato dal fatto che essa coincise con uno dei momenti più delicati della storia politica Europea. Nel 1933 il partito nazista di Adolf Hitler prendeva il potere in Germania che in pochi anni, ignorando le sanzioni imposte dal trattato di Versailles del 1919, iniziava una poderosa corsa agli armamenti assurgendo in breve a grande potenza militare. Il terzo Reich, con una minacciosa politica espansionistica nell’Europa dell’est, destabilizzava così gli equilibri di pace. Le potenze imperialistiche, protese a mediare le mire espansionistiche tedesche, rimasero perciò al margine della contesa interna spagnola. L’Inghilterra, guidata da un governo conservatore, guardava la giovane Repubblica rossa con grande diffidenza ed in un primo tempo rifiutò qualsiasi intervento ufficiale a favore dell’una o dell’altra parte. Tuttavia la Royal Navy propiziò alcune importanti azioni militari della marina di Franco intorno alle coste Cantabriche e Basche. In Francia, sebbene Leon Blum, presidente della Repubblica tra il 1936 e il 1938, fosse un socialista della prima ora ed avesse più volte accordato il permesso per l’invio di materiale bellico alla Spagna Repubblicana, non autorizzò mai un intervento ufficiale del suo paese. Tuttavia dai Pirenei tra il luglio del 1936 e il luglio del 1938 passarono 260 aerei da combattimento (Potez, Dewoitine, Bloch, etc.). Si calcola che, attraverso le montagne, siano giunti al governo di Madrid 198 cannoni, 200 carri armati leggeri e medi (parte dei quali Renault FT.17), 3.247 mitragliatrici, 4.000 camion, 47 moderne batterie d'artiglieria, 9.580 veicoli di vario tipo e quasi 16.000 tonnellate di munizioni nonché carburante fornito da altre nazioni e passato attraverso la Francia con destinazione Madrid. Anche il Messico contribuì in maniera importante alla causa repubblicana fornendo circa 20.000 fucili e circa un milione di munizioni insieme a grandi quantità di petrolio e di derrate alimentari.
L’Unione Sovietica, a partire dagli anni venti, aveva progressivamente aumentato la sua presenza in Spagna sotto forma di propaganda culturale. Tuttavia il Komintern, L’Internazionale Comunista, non aveva fatto nulla di più rispetto alla sua tradizionale azione nei paesi occidentali: infiltrarsi ed attendere. Appena però si diffuse la notizia del colpo di stato del luglio 1936, il Komintern attraverso i suoi principali agenti, in particolar modo l’Argentino Vittorio Codovilla che controllava il Partito comunista Spagnolo fin dal 1932, raccolse tutte le informazioni possibili sull’evolversi della situazione.
Stalin indugiò fino a settembre prima di decidere di intervenire e lo fece sfruttando il conflitto anche per attirare l’appoggio interno ed internazionale. Il Politburo organizzò grandiose manifestazioni a sostegno della causa repubblicana mentre il Komintern avviava una capillare campagna di sensibilizzazione a livello internazionale. Nei primi giorni di Ottobre, Mosca inviò in Spagna Michail Kol’cov il più famoso corrispondente della Pravda, seguito da registi ed operatori cinematografici. Qualche settimana dopo nelle sale cinematografiche di Mosca venivano proiettati i primi filmati dal fronte spagnolo mentre la stampa giornalmente pubblicava articoli. Ben presto una schiera di consiglieri militari e politici, la maggior parte degli ufficiali superiori che appartenevano allo spionaggio militare, sbarcò in terra di Spagna. Palmiro Togliatti, Ercole o Alfredo, era fra questi e diventò il principale consigliere del PC spagnolo. Sempre nel Settembre del 1936 il nuovo capo del governo Largo Caballero, approvò l’istituzione di un’ambasciata spagnola a Mosca. Le relazioni politico militari tra la Spagna repubblicana e l’Unione Sovietica si andarono via via intensificando; con il protrarsi della guerra i consiglieri russi ingerirono sempre più pesantemente sulle questioni interne e strategiche della Repubblica. Il partito comunista spagnolo che 1931 rappresentava una minoranza nell’alleanza di sinistra che aveva vinto le elezioni, ben presto estromise dalla gestione dello stato anarchici e socialisti, fucilandone alcune migliaia, imprigionandone altri in campi di concentramento e sopprimendo nel sangue ogni tentativo di rivolta da parte di qualsiasi compagine politica che non si attenesse alle direttive del PCE.
Ebbe inizio una guerra nella guerra che influenzò in maniera preponderante l’esito del conflitto. La Russia di Stalin contribuì massicciamente, nel bene e nel male, alla guerra civile Spagnola. Secondo stime attendibili, Stalin fornì alla Spagna Repubblicana 47 mi lioni di rubli, raccolti tramite sottoscrizione del Comintern, più altri 70 milioni di rubli forniti direttamente da Mosca. E' bene ricordare a questo proposito che Stalin concesse al governo di Madrid tali somme soltanto in cambio del deposito delle riserve auree spagnole trasferite nella capitale sovietica allo scoppio della guerra a scopi cautelativi. Naturalmente, questo oro non venne mai più restituito alla Spagna. Complessivamente, secondo le stime del governo inglese, tra il luglio del 1936 e il dicembre 1938, l'Unione Sovietica fornì alla Spagna Repubblicana 250 aerei da combattimento (tra cui caccia I-15 e I-16 e bombardieri SB-2 Katiuska), 1.400 autocarri, 731 carri armati leggeri e medi BT-15 e T-26, 1.230 pezzi d'artiglieria, centinaia di migliaia fucili e bombe a mano. Senza contare le decine e decine di migliaia di tonnellate di rifornimenti e di attrezzature militari di tutti i tipi sbarcate nel corso del conflitto dai piroscafi russi nei porti di Valencia, Alicante, Cartagena e Barcellona.
L’Italia fascista di Mussolini già dal 1931, quando fu proclamata la Repubblica, si erse a paladina della Chiesa Cattolica spagnola che era minacciata dal dilagante anticlericalismo rosso. Nei suoi diari Galeazzo Ciano, che all’epoca dell’Alzamiento era da poco Ministro degli Esteri, scrive di aiuti economici fatti pervenire al partito della Falange, guidata dal figlio di Primo de Rivera Josè Antonio già dal 1934. Agli inizi del 1937 il contingente italiano assommava a 19.800 soldati nella divisione Littorio, comandata dal generale dei bersaglieri Annibale Bergonzoli, 29.000 camicie nere e 3 divisioni della milizia. Per tutto l’arco della guerra civile l’Italia fascista contribuì massicciamente alla causa franchista. Oltre ad ingenti quantitativi di carburante, oli lubrificanti, munizioni, bombe d'aereo, pezzi di ricambio, motori, pneumatici, materiale del genio, delle trasmissioni e della sanità, inviò in Spagna circa 6.000 aviatori e 763 aeroplani, tra cui 418 caccia, 180 bombardieri e 112 tra ricognitori-assaltatori, addestratori e idrovolanti, 1.900 cannoni di tutti i calibri, alcune centinaia di mezzi corazzati leggeri Ansaldo L3, 10.000 tra mitragliatrici, oltre 240.000 fucili e 7.663 automezzi. Il tutto per un totale di circa 14 miliardi di lire di quel tempo. Una cifra da capogiro in cambio praticamente di nulla.
I Tedeschi invece fornirono carri armati leggeri Markl e Markll, alcune efficienti batterie antiaeree da 88 millimetri, pezzi da 105, mitragliere pesanti da 20 millimetri Mauser, mortai da 81 millimetri e cannonicini controcarro da 37 millimetri, più un cospicuo quantitativo di rifornimenti di ogni tipo. Senza contare i 542 buoni apparecchi, di cui 246 caccia, 189 bombardieri e 107 tra trasporti ricognitori e idrovolanti, che andarono a formare la Legione Kondor nella quale militarono centinaia di piloti e specialisti della Lutfwaffe. Ma pretesero in cambio del loro appoggio militare rilevanti forniture di materie prime. Tuttavia non vi è dubbio che concorsero in maniera rilevante alla vittoria di Francisco Franco. A suggellare il carattere ideologico-sopranazionale del conflitto furono le Brigate Internazionali. Volontari di molte nazioni del mondo risposero alla chiamata del Komintern. 10.000 dalla Francia, 5.000 dalla Germania, 3.350 dall’Italia, 2.800 dagli Stati Uniti, 2.000 dall’Inghilterra, 1000 dal Canada ed alcune centinaia di iugoslavi, albanesi, ungheresi, belgi, polacchi, bulgari, cecoslovacchi, messicani ed africani.
Molti grandi intellettuali di quel periodo si unirono alla schiera dei volontari delle Brigate Internazionali; lungo è l’elenco di artisti e scrittori che vi parteciparono e molti di loro vi persero la vita: Eric Arthur Blair, alias George Orwell, Pablo Neruda, Ernest Hemingway, Garcia Lorca, ucciso dall’intolleranza fascista, Antoine de Saint-Exupéry soltanto per citare i più conosciuti.
La guerra civile spagnola si concluse con la vittoria del fascismo e causò la morte di oltre un milione di persone e fu il palcoscenico di uno tra i più brutali scontri ideologici moderni che contrappose l’illusione di una giustizia più equa all’interesse e l’autoritarismo dei poteri forti, il sogno di un popolo stremato dalle miserie, che sperava in una libertà che garantisse il diritto ad un’esistenza dignitosa, al bieco egoismo di pochi ricchi.
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