:: CULTURA | ||
DAL PRIMO AMORE AD ASPASIA. LEOPARDI E LE DONNE Cesare Granati |
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Le donne cantate dal Leopardi furono Geltrude Cassi, sua cugina; Teresa Fattorini, la Silvia della famosa canzone; Maria Belardinelli, probabilmente la Nerina delle Ricordanze e infine Fanny Targioni Tozzetti, conosciuta a Firenze, cui dedicò il ciclo poetico dell’Aspasia, nome della donna amata da Pericle. Analizzando le poesie è possibile individuare le caratteristiche di questi quattro amori leopardiani. Silvia (alias Teresa Fattorini) era la figlia del cocchiere di casa Leopardi. Morta di tisi in giovane età, quella ragazza dagli occhi ridenti e fuggitivi rappresenta l’idea stessa di illusione perduta. La giovinezza è il momento dell’attesa, soprattutto per il Leopardi. Da ragazzo guardava al di là delle mura della casa paterna nella speranza che, divenuto adulto e quindi libero, avrebbe potuto godere dei piaceri che erano a lui negati nel paese d’origine. Crescendo scoprirà che la felicità non esiste, è solo uno scherzo della natura, la quale costringe l’essere umano ad inseguirla rendendo il suo fallimento ancora più doloroso: non basta sapere che la felicità non esiste per poter smettere di cercarla. Se l’amore per Geltrude possiamo definirlo come un amore platonico, divenuto mezzo per un dialogo interiore grazie alla perizia e al genio del poeta, il sentimento che Giacomo prova per la Silvia della canzone è puramente poetico. La ragazza è una metafora che serve per descrivere il senso profondo dell’esistenza. Un sentimento simile a quello che provava per Teresa Fattorini, di malinconia e tristezza per una giovane vita spezzata, lega Leopardi alla Nerina delle Ricordanze. Maria Belardinelli viveva di fronte a casa Leopardi e la finestra di camera sua era proprio di fronte a quella di Giacomo. La poesia fu scritta nel 1829, durante un’estate trascorsa a Recanati. Nerina era morta l’anno prima e, non ritrovandola più, diventa essa stessa uno dei ricordi del poeta. La voce di Nerina che lo chiamava dalla finestra non la sente più. È uno dei ricordi, un pezzo di felicità che solo da adulto riesce a comprendere fino in fondo. Quando non esiste più, quando non può più renderlo veramente felice. Le vaghe stelle tra cui il poeta cantava la noia che lo affliggeva fin dalla giovinezza, sono quelle di Recanati. In nessun altro luogo la volta celeste era per Leopardi la stessa. Fugge quei luoghi, quel cielo meraviglioso. Si mette in viaggio e tra il 1830 e il 1833 è a Firenze. Gli amori che il poeta aveva cantato fino ad allora erano o platonici o un mezzo per conoscere la verità sull’esistenza. Soffriva il giovane Leopardi perché già sapeva di non avere speranze con Geltrude, ma era il dolore in sé più che la bellezza della ragazza a muovere il poetare di Giacomo. Silvia e Nerina erano simboli, non donne amate. Fanny era una donna senza cuore? Aveva ragione Giacomo a lamentarsi della superficialità del genere femminile che non sapeva andare oltre il suo aspetto? Antonio Ranieri quando descrive il Leopardi, non nasconde che Giacomo curava assai poco il suo aspetto, senza emanciparsi dal giudizio altrui, ma risultando semplicemente trasandato. Anni dopo la morte del poeta, Fanny fu intervistata da Matilde Serao che le chiese proprio perché avesse rifiutato uno dei più grandi poeti della storia. La risposta ci ricorda che più che belle poesie d’amore, per conquistare una donna, serve avere a cuore l’igiene personale. Questa infatti l’impietosa risposta data alla giornalista “Mia cara, puzzava!”
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Uscita nr. 50 del 20/109/2013 |